Cos'è

Le origini del distretto della felicità

Il distretto della felicità, ideato da un Consulente del Lavoro del territorio romagnolo, nasce nel 2013 come un’iniziativa tesa alla promozione della conciliazione dei tempi di lavoro e vita, all’interno delle fabbriche del Distretto calzaturiero del Rubicone, che comprende i territori di San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone e Gatteo.
Il futuro economico del Distretto, necessita di ritrovare attrattività verso giovani generazioni e permettere un’integrazione della forza lavoro femminile in modo da continuare a rappresentare una ricchezza per il territorio.

Migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, immaginando una collettività più serena e un modello sociale virtuoso, sostenibile e replicabile.

Responsabilità sociale

nuovi modelli organizzativi

Fin dagli albori del Distretto, l’orario adottato dalla totalità delle aziende del territorio è sempre stato organizzato su due turni: dalle 8:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 18:00.
Questo assetto organizzativo ha retto fino a quando nella nostra società locale è esistito il concetto di “famiglia allargata” che prevedeva spesso la convivenza, sotto lo stesso tetto, di più nuclei familiari con la presenza soprattutto dei nonni.
L’evoluzione ha visto il diffondersi della “famiglia nucleare” all’interno della quale i genitori si trovano da soli a gestire le esigenze dei figli e la cura della famiglia. Di conseguenza, gli orari spezzati da sempre adottati, risultano di difficile conciliazione con le esigenze familiari.
Questa problematica è generalmente ricaduta sulle donne, le quali hanno dovuto incaricarsi di queste esigenze familiari, rinunciando spesso alla possibilità di avere un’occupazione lavorativa.
Oltre alle donne, il problema è avvertito dalle nuove generazioni, per le quali la disponibilità di tempo da dedicare ad attività ricreative, è divenuto oggi un parametro importantissimo nella scelta del lavoro.
La ricerca della modifica degli orari di lavoro si è concentrata soprattutto su modelli variegati di organizzazione dei tempi:

01

Riduzione della fascia di occupabilità con conseguente riduzione della pausa pranzo da due ore a un’ora o mezz’ora, consentendo così di anticipare l’uscita dei lavoratori dall’azienda.

02

Previsione di una flessibilità in ingresso e in uscita ,nell’ambito di un range massimo consentito (mezz’ora/ un ora) posticipando o anticipando entrata o uscita dal lavoro.

03

Orari a tempo autodefiniti dal lavoratore, nel dovuto rispetto delle esigenze delle aziende e della clientela, garantendo ugualmente in questo modo un servizio efficiente per chi ne usufruisce.

04

Creazione di gruppi omogenei con orari continuati, che condividono le stesse necessità di orario e che insieme possono definire una massa critica operativa tale da permettere l’organizzazione del ciclo produttivo.

05

Turni di lavoro a menù, attraverso cui le scelte personali di variabilità oraria sono collegate al fabbisogno dell’impresa di utilizzare un numero di ore variabili in funzione di specifiche esigenze.

06

Smart working, che consente al lavoratore di lavorare in parte in azienda e in parte in un qualsiasi luogo esterno all’azienda, promuovendo un lavoro volto agli obiettivi, alla fiducia e alla capacità di autodeterminazione del proprio lavoro.